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al testo di Vincenzo Corsaro
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Il suo richiamo fu più forte del rumore del vento fra gli alberi. Alzai lo sguardo e lo vidi, superbo, con ali spiegate ad accarezzare le correnti e giocare con loro. Lo osservai a lungo con occhi lucidi di lacrime non versate.
Mi chiesi cosa ci facessi io qui su questo suolo, prigioniero di un luogo che non m'appartiene più, chiuso in questo inutile corpo.
Implorai che mi fossero donate ali e così volare via da qui, lassù nel vuoto dove tutto è amore e libertà, sentirne il soffio sulle piume e respirarne il profumo.
Poi planare sul luccicante stagno della vita, affidare al vento quell'alito d'amore affinché lo porti fin nelle più nascoste pieghe dell'animo umano e scivolare di nuovo fra le note del silenzio, oltre l'orizzonte dell'immaginazione e ancor più in là, verso l'infinito... |
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